venerdì 5 luglio 2019

Alimentazione 4.0 nella tradizione enogastronomica.

Giovedì 4 luglio 2019 presso Villa Bonaparte a Porto San Giorgio (Fm) seminario inaugurale della 19^ edizione di Pro Loco in Festa, dal titolo “La riscoperta delle tradizioni per guadagnare salute”.
Hanno relazionato:
-Nicola Loira sindaco di Porto San Giorgio
-Lucio Livini direttore Area Vasta 4 Asur-Fermo
-Pietro Scendoni responsabileU.O Medicina Riabilitativa, Reumatologia Irccs-Inrrca- Fermo
-Domenico Cognigni medico dietologo psicoterapeuta
-Luigi Rossi storico
Villa Bonaparte
Porto San Giorgio
Il dibattito ha sollevato interessanti spunti.
Sulla base di epigenetica e nutrigenomica, discipline che studiano le mutazioni genetiche determinate dal tipo d’alimentazione, è stato dimostrato quale possa essere stato il ruolo fondamentale dell’alimentazione nell’evoluzione umana, dai primi ominidi, all’Homo Erectus, all’Homo Sapiens, all’attuale Homo Obesus, vittima quest’ultimo della deriva alimentare degli ultimi decenni, indotta dalla trasformazione industriale del comparto agroalimentare che ha fatto leva su cibo spazzatura, ricco di grassi e zuccheri ma povero di valori nutrizionali (junk food), sullo scadimento di standard qualitativi, su massimo ribasso prezzi.
I relatori hanno inoltre sottolineato come le fasi di trasformazione e conservazione siano diventate parti integranti di tale processo industriale massificato e provocato il progressivo indebolimento del rapporto di prossimità tra produttore e consumatore, a tutto beneficio di grandi player e multinazionali.
Appare quindi di tutta evidenza come sia oggi indispensabile porre un argine a questo trend, non solo per le conseguenze in tema di mutazioni genetiche e di tipo salutistico, ma anche per le ripercussioni negative su attività d’impresa, made in Italy, biodiversità.
Per contrapporsi ad un’operazione pianificata come quella dei grandi player e delle multinazionali, a mio parere occorre altrettanta pianificazione.
Due sono le leve da utilizzare a tale scopo: cultura, comunicazione.
Una volta interrotta per questioni anagrafiche la cinghia di trasmissione di saperi e sapori tra generazioni, come purtroppo oggi cominciamo a constatare, occorrerà in qualche modo individuare chi possa supplire a questo deficit divulgativo.
Il sistema scolastico, nelle sue diverse diramazioni e istituti professionali, potrebbe a mio parere assolvere al compito di custode di sapienze e tradizioni; garantendo personale formato alle attività di somministrazione, potrebbe realizzare lo scopo di qualificare offerta e domanda, ridare linfa alle piccole produzioni, valorizzare materie prime e biodiversità, descrivere il profilo territoriale.
Tuttavia per raccogliere, bisogna prima seminare e all’interno di questa operazione pianificata, un ruolo tutt’altro che secondario potrebbero averlo le nuove comunicazioni.
Una presenza assidua, oserei dire quotidiana, delle tematiche agroalimentari sui canali social farebbe da polo catalizzatore d’interesse e innescherebbe un meccanismo interattivo partecipato, utile non solo per aprirsi ai mercati, ma soprattutto per veicolare in modo aggiornato il messaggio tradizionale, quindi per coniugare al futuro il ricco patrimonio ricevuto in eredità.
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