mercoledì 27 maggio 2020

Formaggio pecorino delle Marche

Il "pecorino" è il formaggio più consumato del Piceno e del Fermano; un tempo prodotto in tutta la ex provincia di Ascoli Piceno dai contadini e dai pastori, oggi essenzialmente dai caseifici.
formaggio pecorino
made in
Monsampietro Morico (Fm)
La preparazione tradizionale prevede che il latte appena munto dalla pecora venga messo in un paiolo di rame e fatto arrivare, a fuoco lento, a circa 34-35°C.
Viene aggiunto il caglio naturale ed il latte coagula in venti/trenta minuti; la cagliata è poi rotta con le mani in tanti pezzetti.
Dopo alcuni minuti, la cagliata rotta viene raccolta con un colino e pressata nelle fascere per far sgrondare il siero acquoso.
Dopo la pressatura e il livellamento, il formaggio viene salato a secco con sale grosso marino (o in salamoia al 18-20% di sale) per 24 ore e rigirato frequentemente per consentire al sale di penetrare uniformemente.
Dopo questa fase, le forme sono ripulite dal sale, lavate con acqua tiepida, asciugate e messe a stagionare in un locale fresco e lievemente umido; le forme vengono rigirate ogni due o tre giorni per favorire la formazione della buccia.
Dopo una trentina di giorni, il pecorino detto "barzotto" (nè duro nè molle, con evidente estensione del termine al linguaggio scurrile) può essere consumato, anche se il periodo migliore è dopo almeno un paio di mesi d'affinamento.
Le forme vanno dagli 800 grammi ai 3 chilogrammi di peso a seconda della stagionatura che si intende effettuare.
Se il pecorino viene consumato dopo breve stagionatura, presenta crosta esterna sottile di colore giallo paglierino tenue o giallo cera, odore delicatamente acidulo che ricorda panna e latte, pasta abbastanza compatta di colore bianco porcellana, bianco panna o avorio con lieve occhiatura, gusto dolce/salato, fresco di latticello lievemente acidulo e finale di bocca amarognolo.
Dopo la maturazione, il pecorino ha crosta più consistente, rugosa, di colore dorato, pasta compatta di colore giallo paglierino intenso, di consistenza gessoso/friabile o granulosa, aroma di nocciola, fieno, sapore armonico ed equilibrato lievemente piccante con note di mandorla.
Il pecorino al massimo delle sue potenzialità è quello di alcuni mesi, con crosta di colore dorato, ocra, nocciola o rossiccio, colore della pasta giallo arancio con venature rossicce, lievemente grassa, consistenza granito/scaglioso, odore aromatico e potente, spesso di fungo e tartufo, sapore sapido e piccante, complesso, molto persistente.
Essendo consumato più spesso fresco che stagionato, non è molto facile reperire pecorini di alcuni mesi, un vero godimento per gli appassionati di questo formaggio dal gusto rude, ma autentico e schietto, un cibo povero ma nutriente, di facile conservabilità.
formaggio pecorino
made in
Montalto Marche (AP)
E' ovvio che dal punto di vista organolettico il miglior pecorino è quello fatto con latte crudo (sotto 40°C), non sottoposto a pastorizzazione (sopra 70°C), ma norme europee hanno introdotto regolamentazioni molto rigide sulla produzione e commercializzazione del pecorino artigianale, col rischio di far scomparire questo magnifico frutto dell'abilità dell'uomo.
Fortunatamente la Regione Marche ha negli anni scorsi introdotto disposizioni specifiche in deroga, a tutela di tale prodotto; ha dapprima individuato i prodotti tradizionali del latte e derivati da inserire nell'apposito elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (cacio in forma di limone, caciotta, caprino, formaggio di fossa, pecorino, pecorino in botte, raviggiolo, ricotta, slattato), successivamente sulla base della normativa vigente ha chiesto al Ministero delle Politiche Agricole deroghe alla normativa igienico/sanitaria, assicurando "uno stato soddisfacente di igiene e disinfezione dei materiali di contatto e dei locali in cui sono svolte le attività, per quanto attiene la necessità di preservare la flora specifica".
Inoltre la Regione ha stabilito il protocollo di lavorazione per mantenere il prodotto il più possibile vicino alla tradizione, cioè uso di latte ovino crudo di provenienza locale, di caglio naturale, di pentole di rame purchè conformi alle vigenti disposizioni sui materiali destinati a venire in contatto con alimenti, di utensili di legno stagionato e ben levigato purchè opportunamente detersi e sanificati.
Infine è consentita la maturazione e la stagionatura in locali non condizionati, purchè adibiti esclusivamente a tale uso, con pavimentazione non in terra battuta e la maturazione su assi di legno opportunamente deterse e sanificate.

giovedì 21 maggio 2020

Trippa di rana pescatrice al pomodoro

La trippa di rana pescatrice è un piatto marinaro tradizionale della regione Marche, oggi quasi introvabile al ristorante.
Ghiottissimo piatto di bordo, la trippa di rana pescatrice non veniva consumata subito dai pescatori, i quali preferivano trainarla per un paio di giorni, legata con uno spago all'imbarcazione, per migliorarne il sapore.
Oggi per poterla avere, è indispensabile prenotarla presso il pescivendolo di fiducia, per via delle norme che prevedono l'immediata eviscerazione del pescato.
Trippa di rana pescatrice al pomodoro
Ingredienti per quattro persone
6 ettogrammi di trippa di rana pescatrice, 1 cipolla, 3 spicchi d'aglio, 2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva, 1 peperoncino, foglie di maggiorana in abbondanza, qualche foglia di basilico, 1 cucchiaio di conserva di pomodoro diluita in poca acqua tiepida oppure, per modernizzare, alcuni pomodorini freschi in alternativa alla conserva che è ingrediente spesso presente nelle ricette di bordo per la praticità d'uso.
Procedimento
Lavare accuratamente la trippa di rana pescatrice e lessarla in acqua salata per una decina di minuti, quindi sgocciolarla e tagliarla a listarelle.
Tritare cipolla e aglio, soffriggere con olio extra vergine d'oliva e peperoncino, poi aggiungere la trippa, il basilico, la maggiorana.
Fare insaporire per qualche minuto, quindi unire la conserva di pomodoro diluita in acqua tiepida e completare la cottura.
Vino abbinamento
Falerio Pecorino Doc Letix
Le Cantine di Figaro

sabato 16 maggio 2020

Ciauscolo e formaggio di latte ovino vaccino

Ciauscolo o ciavuscolo o ciabuscolo è un insaccato spalmabile ottenuto dalla macellazione di carni di maiale, tipico della tradizione contadina marchigiana.
Il formaggio misto di latte vaccino e ovino è un formaggio a pasta semicotta ottenuto da una miscela di latte ovino (80%) e vaccino (20%).
Ciauscolo
Ottiene il marchio Igp nel 2009.
La zona di produzione del Ciauscolo Igp interessa i comuni delle province di Ancona, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno.
La definizione etimologica del nome deriverebbe da "ciabusculum" ossia piccolo pasto, piccolo cibo, spuntino consumato negli intervalli tra colazione, pranzo e cena.
Le carni di prima e seconda scelta prese da pancetta, costate e spalla, vengono aggiunte ad una consistente parte di grasso (50% circa) per mantenere il salume morbido, sono quindi conciate con sale, pepe e aromatizzate con finocchio, aglio o vino fatto cuocere; sono poi sminuzzate finemente e tritate, utilizzando trafile sempre più piccole, in modo da ottenere una pasta omogenea da insaccare nel budello naturale di maiale o in alternativa di bovino.
Il ciauscolo viene poi legato con spago di canapa e stagionato per almeno 21 giorni in luogo fresco e aerato.
Nella tradizione contadina, la stagionatura era preceduta da una fase di affumicatura vicino al camino.
Generalmente il ciauscolo viene consumato fresco, venti o trenta giorni dopo la preparazione.
Attualmente la tendenza di alcuni produttori è di rendere l'insaccato più magro, diminuendo la percentuale di grasso, senza però pregiudicare la caratteristica spalmabilità.
Formaggio misto di latte vaccino ovino
Ha colore bianco paglierino e sapore dolce, crosta sottile che assume colore giallo paglierino più o meno intenso con la maturazione.
Le forme hanno peso variabile dagli 800 ai 1500 grammi.
Il latte viene fatto coagulare ad una temperatura di circa 35°-38°C con impiego di caglio liquido o solido naturale, estratto dallo stomaco degli agnelli macellati.
Dopo la rottura della cagliata, la pasta viene pressata in fascere di legno; la salatura è manuale, generalmente a secco e la stagionatura dura circa 30-40 giorni in ambiente fresco e umido.
Questa tipologia può essere una valida alternativa al formaggio pecorino, rispetto al quale risulta meno saporito, ma con gusto più dolce e maggiore morbidezza.

venerdì 8 maggio 2020

Ciavarro di Ripatransone, zuppa di legumi e cereali, ricetta.

Ciavarro è una zuppa di legumi e cereali, tipica di Ripatransone (AP).
Ha somiglianze con le "Virtù" abruzzesi, in cui sono presenti accanto ai legumi e ai cereali, anche verdure fresche (bietole, cicoria, borragine, cuori di carciofo, cavolo, spinaci) e diversi tipi di pasta corta.
L'origine di Ciavarro e di Virtù è pressochè identica; nascono infatti come piatti primaverili poichè avevano la funzione di ripulire le dispense dai rimasugli invernali e far posto ai freschi prodotti estivi.
Ricetta Ciavarro
Ingredienti per 4 persone
50gr. di lenticchie, 50gr. di ceci, 50gr. di cicerchia, 50gr. di fagioli bianchi, 50gr. di fagioli borlotti, 50gr. di fava secca, 50gr. di granoturco, 50gr. di orzo perlato, 50gr. di farro o grano, 1/4 di bicchiere di olio extra vergine d'oliva, 1/2 chilo di polpa di pomodoro, peperoncino, una cipolla, tre spicchi d'aglio, sale.
Procedimento
Lasciare ammorbidire in acqua fredda i chicchi di granoturco (del tipo più arrotondato); dopo 12 ore di ammollo, scolarli e asciugarli nel forno, a calore moderato, per 15 minuti circa, quindi rimetterli a bagno per altre 12 ore.
Fare ammorbidire, sempre in acqua fredda, gli altri legumi e cereali (eccetto l'orzo perlato che va cotto senza ammollo) per almeno 12 ore, dopodichè scolarli e cuocerli in acqua salata, in tegami separati.
Soffriggere in olio d'oliva la cipolla e gli spicchi d'aglio tritati finemente, aggiungere la polpa di pomodoro e realizzare così un sugo che deve cuocere per 30/40 minuti.
Versare infine in un ampio tegame tutti i legumi e i cereali con un po' delle loro acque di cottura e il sugo di pomodoro; insaporire il tutto a fuoco moderato per 15/20 minuti, aggiustando eventualmente di sale, e servire la zuppa bollente in scodelle.
Vino abbinamento
Falerio Pecorino Doc
Cantina Damiani

domenica 3 maggio 2020

Pizza al formaggio, torta pasqualina, ricetta

La pizza al formaggio è una torta salata che fa parte della tradizione gastronomica di Marche e Umbria.
E' una preparazione tipica del periodo pasquale, per questo motivo è anche chiamata torta pasqualina.
Può essere gustata in accompagnamento a salumi o in alternativa al pane classico.
Ingredienti
gr.1000 di farina
n.8 uova
gr.170 lievito di birra
gr.350 formaggio pecorino a pezzi
gr.150 pecorino romano grattugiato
gr.200 parmigiano grattugiato
gr.150 burro
n.4 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
q.b. sale e pepe
Procedimento
Sbattere le uova con la farina, aggiungere sale e pepe, aggiungere burro e olio, aggiungere tutto il formaggio grattugiato, aggiungere il lievito, aggiungere per ultimo il pecorino a pezzi, imburrare l'interno delle terrine e spolverare con farina, poi mettervi l'impasto a lievitare per almeno 1 ora, se non basta anche di più.
Cottura
30 minuti con forno a 200°C
10 minuti con forno a 250°C
Solo a questo punto, aprire il forno per controllare se la cottura è ultimata.
Se la cottura è ultimata, sfornare e far raffreddare nelle terrine, altrimenti proseguire controllando la cottura.
Se si utilizza uno stampo grande, è consigliabile aumentare i tempi per ottimizzare la cottura interna.