lunedì 8 giugno 2020

Tradizione alimentare marchigiana

"Il contadino marchigiano è assai parco nel mangiare e lo è non solo per necessità, ma per abitudine; tanto che le famiglie coloniche che godono di un certo benessere, non si cibano più lautamente di quelle che sono strette dal bisogno.
Polenta di granoturco condita con formaggio, olio, lardo, cipolle, ricotta, pomodoro, ortaglie, legumi, pane di grano misto a granoturco, vino soltanto nelle epoche di maggior fatica, qualche volta carne di maiale salata: ecco il cibo ordinario del nostro contadino.
La carne di vitello, di agnello, di pollo, s'imbandisce soltanto nelle solennità e nei pranzi nuziali, in cui si danno porzioni così abbondanti che ciascun invitato si porta a casa una parte dei cibi".
Così l'inchiesta Jacini, nel 1877, individuava i tratti salienti del regime alimentare di buona parte della popolazione marchigiana.
"l'allesso": carne lessa di pollo, faraona
Tratti salienti che, tenuto conto delle differenze socio-economiche e geografiche di zone che hanno conosciuto nel tempo trasformazioni e fortune diverse, sono ancor oggi rintracciabili in abitudini alimentari improntate alla sobrietà.
La civiltà rurale, nei suoi aspetti anche pastorali e nel rapporto con le civiltà urbana e marinara, costituisce il cardine su cui si è sviluppata, soprattutto sulla base di risorse vegetali, la gastronomia regionale.
cicoria selvatica, aglio, olio, peperoncino
Vari tipi di verdure, ortaggi ed erbe di campo largamente diffuse nell'entroterra collinare a ridosso dell'Adriatico, hanno costituito una risorsa decisiva per intere generazioni, fino a trenta/quaranta anni fa; dalla cipolla, spesso companatico nei giorni più duri, alle verdure "strascinate" in padella, all'uso polivalente del finocchio selvatico, rimasto non a caso in molteplici ricette regionali classiche, la tavola marchigiana è sempre stata, non oso dire soprattutto vegetariana, ma certamente in piena sintonia con i princìpi fondanti della Dieta Mediterranea.
info Dieta Mediterranea:
Da parte sua, anche la cucina marinara, a causa del maggior contatto col mondo rurale determinato dalla prossimità tra costa ed entroterra, conserva memoria del baratto, frequente in passato con scambi di verdure, uova e lardo di maiale, contro pescato.
Diverse ricette tramandate, magari rivisitate oggi con gusto moderno, testimoniano il legame storico tra l'ambito agricolo e quello peschereccio: seppie con piselli, polpi con le bietole (li furbi co' l'abbiti), lenticchie di Castelluccio e gamberetti, pesci in porchetta o in potacchio, a seconda che si preferisca finocchio selvatico o rosmarino.
mazzancolle sgusciate, lardo, alloro, peperoncino, aglio, rosmarino, sfumate al brandy

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