domenica 19 settembre 2021

Tumulti popolari per l'imbarco dei grani al Porto di Fermo, local history

Sollevazioni popolari in tema di grano a Porto di Fermo nello Stato Pontificio (oggi Porto San Giorgio, provincia di Fermo, regione Marche).
Lo Stato Pontificio esercitò il potere temporale per oltre un millennio dal 756 al 1870, terminando la sua esistenza con l'annessione al Regno d'Italia di 3 Legazioni.
Era costituito da 17 Delegazioni Apostoliche, successivamente riunite i 5 Legazioni suddivise in Governi Distrettuali.
Nelle Marche c'erano 6 Delegazioni (vedi foto).
In quel tempo Mons. Arcivescovo di Fermo era la massima autorità governativa della Delegazione di Fermo.
Al Porto di Fermo, l'attuale Porto San Giorgio, Mons. Arcivescovo godeva dei favori della nobiltà locale, ma aveva il disprezzo della plebe che viveva in miseria ed era tartassata da gabelle.
Cronaca dei tumulti del 1729 in materia di grano
Il 3 ottobre 1729 il Sig. Carlo Fantoni Ministro del Porto del Mons. Arcivescovo di Fermo, fece iniziare l'imbarco del grano spettante alla mensa arcivescovile, per trasportarlo alla spiaggia di Nettuno.
Questo imbarco fu impedito dal popolo tumultuante, con cui era Francesco Bronzi e Pietro Antonio suo figlio, i quali di forza tolsero tre quarti di grano ad un facchino per portarselo in casa e minacciarono detto facchino, nonchè S. Romagnoli avente funzione di misuratore.
Giorgio d'Antonio Tolentino di soprannome Pelo di Volpe, tirò due sassate a Paron G. Filippo Magistrelli che caricava la barca.
Il figlio di N. Titio alias Mucidito, tirò un sasso al misuratore e lo ingiuriò.
Il tumulto cresceva e a Carlo Fantoni responsabile dell'imbarco, convenne chiudere il magazzeno.
Mons. Vicario Generale avuto notizia dei tumulti, spedì al Porto il notaro criminale e cinque sbirri, ma l'imbarco fu parimenti impedito dal popolo tumultuante.
Fantoni ed altri si nascosero nella soffitta di una casa vicina, due degli sbirri furono bastonati e disarmati, il loro cane fu ucciso, i facchini obbligati a lasciare a terra i sacchi di grano, altri tre sbirri si ritirarono nella Chiesa del Crocefisso.
Intanto furono caricati due cannoni, che il giorno antecedente erano serviti per la Festa della Madonna, e furono puntati verso il magazzeno e verso la casa dove si era rifugiato l'Agente di Mons. Arcivescovo.
Nel frattempo gli sbirri uscirono dalla Chiesa disarmati, la barca fu completamente scaricata e il grano trasportato in altro magazzeno di proprietà del sig. Abate Maggiori.
Il giorno seguente furono sparate dalla Rocca due cannonate e fu fatta una fumata per dare segnale ad altre barche dentro mare di ritornare in terra.
Tra i più facinorosi nel corso dei tumulti: Quirico di Domenico Antonio Malatesta, N.N. Cinquina, che stava vicino al cannone con la miccia accesa, minacciando di spianare il magazzeno e di ammazzare Fantoni, un certo Quirico di Tommaso d'Aggirio che con un legno di barca bastono' uno degli sbirri, disarmo' dello schioppo un altro, gli ci diede delle botte e avrebbe voluto sparargli un'archibugiata, ma fu trattenuto dalla madre, aiutò con altri a caricare i cannoni, sparò le due cannonate e fece la fumata.
Altri facinorosi: Scimonella venditore di pesce con una sciabola in mano, Giorgio Tirittattola, Ciriaco del Priore, Nicola dello Schiavone, Nicola Magistrelli armato d'accetta, Mastro Egidio Ciabo' armato d'ascia, Mastro Francesco il fucinaro, Mastro Giulio calafato (riparatore di barche), Luca Ferrante cordaro, Angelo Antonio Secci marinaro, il Gobbo di Buca' e un certo Impiacciaguerra che aiutò a caricare due cannoni e si armo' di schioppo e sciabola.
Tutti segnalati nella lettera che Carlo Fantoni agente di Mons. Arcivescovo e incaricato dell'imbarco del grano, scrisse nel febbraio 1730, dopo che l'imbarco è stato ormai effettuato e l'ordine ristabilito da Milizie Pontificie e da Soldati Corsi.
Fonte della cronaca tumulti

1 commento:

  1. Questo tumulto sangiorgese il compianto Gabriele Cavezzi me lo fece approfondire per il I Convegno di storia della marineria picena a San Benedetto del Tronto...Al secondo partecipai con "Capito che robbo?", la testimonianza orale di un navigante sangiorgese fine 800-primo 900.

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