martedì 3 marzo 2020

Covid 19, mass media e quant’altro, considerazioni a margine.

A circa metà del guado della vicenda Covid 19 (abbreviazione di coronavirus disease 19), credo sia possibile addentrarsi in qualche considerazione di carattere generale.
La vicenda a mio parere ha posto in evidenza due dati:
1) scadimento mass-mediatico
2) inadeguatezza d’Italia e d’Europa di fronte alle emergenze
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di Enzo Massari
Sul primo punto, io direi che fin dalle prime fasi epidemiche, un’attività martellante, pressante, degli organi d’informazione tradizionali, per giunta amplificata dall’inesorabile tam tam socialmediatico, ha alimentato psicosi collettive, che resta oggi difficile, se non impossibile, far rientrare.
La questione a mio parere non è di poco conto, poiché comprova come la ricerca spasmodica di ascolti, pregiudichi la funzione di servizio dei mezzi di comunicazione di massa, disorienti i fruitori, impoverisca il sistema di riferimenti certi.
Come ulteriore tassello dello scadimento, aggiungerei che non può certo confortarci il fatto che a seguito dell’enfasi mediatica della prima ora, sia partito in data 25/02/2020 da Palazzo Chigi verso l’amministratore delegato Rai l’invito ad abbassare i toni in tg e talk; semmai ciò sta a confermare come il legame dei media tradizionali col Palazzo finisca per minare l’autorevolezza degli stessi.
Sul secondo punto, io direi che la mancanza di coordinamento tra vertice e diramazioni periferiche in Italia, la latitanza degli organi decisionali in UE, hanno portato a ritardi, ad approcci contraddittori sulle linee guida da tenere nell’immediato, e ciò che è più grave, all’assenza di un adeguamento normativo comunitario volto ad assorbire le ripercussioni sull’economia dei paesi membri e a trasformare uno stato di crisi in un'opportunità.
Parlare di “ponderazione” e “proporzionalità”, così come è stato fatto in conferenze stampa, in ordine all’atteggiamento da prendere nei confronti di un’emergenza sanitaria, sociale ed economica, quando invece tale emergenza chiamerebbe “risolutezza”, “rapidità” e “sproporzione” (intese come parti integranti del principio di precauzione, la cui adozione drastica sul modello cinese, avrebbe a mio parere avuto la funzione di accelerare i tempi di recupero), mi porta ad una riflessione critica sui nostri rappresentanti, sul pachidermico assetto istituzionale italiano, per giunta appesantito da lacci e lacciuoli comunitari, sull’obsolescenza dei meccanismi organizzativi di rappresentanza, sulla lentezza delle procedure poste di fronte al mondo interconnesso, alle relazioni smart, alla competizione globale, alle emergenze sanitarie, economiche, migratorie o di altro tipo.

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